
di Dafni Ruscetta
Sono rare le letture che sanno essere, in qualche modo, ‘trasformative’. Il saggio di Luigi Zoja (edito da Chiarelettere), che fornisce diversi spunti per acute e appassionate riflessioni, dà un senso di trasformazione già dal titolo: ‘Utopie minimaliste’. Zoja, infatti, parla di nuove forme di “eroismo minimalista”, interiore, che abbia cioè per meta lo sviluppo della personalità individuale, al fine di comprendere a quali modelli collettivi la società – per mezzo dei processi culturali – ci fa aderire, perché le forze dominanti hanno sempre imposto alla massa ideali preconfezionati.
Per ottenere ciò occorre, anzitutto, aiutare la mente nella dis-identificazione dal gruppo, dalla condotta collettiva, dalla fede nei leader, superandone i condizionamenti vari; lo stesso Zoja cita, come esempi al riguardo, due personaggi affascinanti della storia: Buddha e San Francesco. Partire dall’individuo per arrivare alle masse e non viceversa dunque. Qualunque programma politico dovrebbe tenerne conto.
Poco più di un anno fa mi trovai a condividere con Beppe Grillo, durante un viaggio Cagliari-Gallura, reciproche considerazioni in merito a letture particolarmente formative o addirittura ‘trasformative’. Tra queste, due in particolare che avevano colpito entrambi e che hanno contribuito a formare un po’ la mia comprensione della realtà socio-economica-politica degli ultimi decenni: ‘La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca‘ di Karl Polanyi e ‘Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere‘, di Jared Diamond. Quell’episodio di condivisione ebbe l’effetto di rafforzare in me l’idea che il cambiamento che due persone – Grillo e Casaleggio – stavano proponendo, a molti di noi e a tutta la società italiana con il loro Movimento 5 Stelle, potesse essere davvero incoraggiante, in quanto era evidente che alla base ci fossero, da parte loro, una consapevolezza e una comprensione profonde di alcuni meccanismi della natura umana e, in particolare, dei fenomeni di massa.
Tuttavia, facendo parte – come attivista – della galassia 5 Stelle da ormai quattro anni, percepisco al suo interno una crescente dipendenza, sempre più ansiosa e spesso totalizzante, da sicurezze identitarie, per lo più esteriori, da parte di molti militanti (della ‘base’) di questo contesto, ansia che si esprime soprattutto attraverso i social network e Facebook in particolare, talvolta con toni e modi allarmanti.
Sono pertanto convinto che i due fondatori del Movimento abbiano previsto dei criteri minimi per la selezione della futura classe dirigente – nel senso di maturità individuale e di consapevolezza di se stessi, di cui parlavo poc’anzi – ma anche di graduale formazione di quelle leve che andranno, quantomeno, a partecipare al governo del paese nei prossimi anni e decenni. E mi auguro che una simile strategia di educazione e di sensibilizzazione, a un livello così profondo delle coscienze, farà parte di un imminente programma politico a favore di tutti i cittadini. Il passaggio concreto e fondamentale mi sembra dunque la diffusione, includendola nella lotta politica di ogni giorno e sfruttando le grandi potenzialità della comunicazione, di nuovi modelli culturali a favore della collettività. Parafrasando Gramsci: “Conoscetevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra consapevolezza”.
da L’Unione Sarda del 19/03/2014